Una storia raccapricciante, che mette i brividi, la scrivo col magone alla gola e gli occhi pieni di lacrime. E’ la storia d’amore di Maria Paola e Ciro il cui finale si è macchiato di sangue.
Una vicenda inaudita in un paese che si definisce civile.
Maria Paola è la figlia di tutti, potrebbe essere tua sorella, potresti essere tu. Ella è discriminata, odiata, rinnegata, martoriata e infine uccisa per una sola colpa, quella di amare, amare senza freni e senza misure, amare incondizionatamente.
Perché l’amore è questo e alcuni uomini, ancora troppi, purtroppo, sono tanto piccoli per riuscire a comprenderlo
L’amore non si spiega, i cuori troppo aridi non possono né capirlo né provarlo. Amare incondizionatamente non è da tutti, non è per tutti.
Ciro è il ragazzo di cui Maria Paola è follemente innamorata, i due sono giovanissimi e per sfuggire alle angherie esercitate dalla famiglia di lei decidono di trasferirsi ad Acerra.
Ma vi è un’ulteriore atrocità in tutta questa vicenda, la transfobia con cui Ciro ha combattuto e si vede costretto a combattere ancora adesso, nonostante il dolore per la perdita del suo grande amore. Una brutta piaga che lascia un sapore amaro difficile da mandare giù.
Ciro nasce donna ma quel corpo lo sente stretto, per questa ragione decide con l’aiuto di Maria Paola di intraprendere un percorso per cambiare sesso.
Ciro non deve essere accettato e nemmeno tollerato. Ciro deve essere lasciato libero e soprattutto rispettato.
E’ necessario rispettare non solo le scelte ma sopratutto la natura altrui, convivendo civilmente con le rispettive differenze perché in fondo ognuno è diverso dall’altro.
L’utilizzo di pronomi femminili di questi giorni per rivolgersi a lui è agghiacciante ed è sintomo di un’ignoranza radicata nella mentalità di un’intera società.
I due ragazzi sono stati capaci di amare, di provare quel sentimento sconosciuto a tanti, quello che da la forza di combattere contro il mondo intero, quello che rende migliori, l’amore che consente di perdonare anche le oppressioni e le sevizie di una famiglia vinta dal pregiudizio e dai propri poveri schemi mentali.
Sopportano i soprusi la violenza ma non rispondono, non ripagano mai con la medesima moneta. I due ragazzi porgono l’altra guancia, perché è così: un cuore pieno d’amore non sa provare odio, non c’è spazio per lui.
Perché le etichette e i pregiudizi sono il frutto della mente, di una mente chiusa, incapace di andare oltre.
L’amore invece, l’amore viene dal cuore ed è il più nobile dei sentimenti non ha nulla a che fare con i ragionamenti e le logiche del pensiero.
L’amore è anche tolleranza, è perdono e accoglienza, è sconosciuto ai più ed è il fulcro di tutta la nostra esistenza. Solo chi non l’ha provato è capace di denigrarlo, offenderlo e rinnegarlo, ma allo stesso tempo è colui che può solo invidiarlo.
C’è bisogno di smuovere le coscienze, di interrogarsi, non è più tempo di nascondere la sabbia sotto il tappeto, non c’è più spazio per per i silenzi, i tabù, l’ipocrisia. E’ finito di tempo di tacere.
Provare amore incondizionatamente è il gesto più nobile per un essere umano e questo non può e non deve generare odio.
L’ignoranza ha voluto contrastare questo amore macchiandosi del gesto più immorale e contro natura, il fratricidio. Ma l’amore va oltre l’odio, oltre il disprezzo esso non muore mai. Vivrà sempre nei cuori di questi due ragazzi e nelle coscienze di tutti noi.
Finchè non arriverà il giorno in cui ognuno avrà la civiltà e la sensibilità di ascoltare l’altro senza giudicare e di convivere civilmente con le rispettive diversità, non potremmo dirci degni di vivere questa vita.