L’art. 21 della Costituzione Italiana sancisce che «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure».
La libertà di manifestazione del pensiero implica la libertà di esprimere e comunicare informazioni su giornali, radio, televisioni e via internet. I nostri padri costituenti hanno inserito questo articolo nel Titolo I della Costituzione, che si occupa delle libertà fondamentali dei cittadini, proprio per attribuire a tale previsione il carattere fondante che la stessa merita.
Non bisogna infatti dimenticare che quando nel 1946 si formò l’Assemblea costituente, si sentiva viva l’esigenza di chiudere i conti con un regime come quello fascista e porre le fondamenta affinché non si potesse mai più incorrere negli errori del passato. Piero Calamandrei nel suo celebre discorso sulla Costituzione disse:
“Dietro ogni articolo di questa Costituzione o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta”.
È dunque nostro dovere tenere viva la gratitudine e il valore delle libertà che altri hanno combattuto per farci ottenere.
Come è cambiata la libertà di stampa?
Oggi come allora la libertà dell’art. 21 appare fondante, al punto da sentire la necessità di istituire una giornata mondiale per celebrarla, proclamata dall’ONU per il 3 maggio.
In particolare, la tutela che la Costituzione offre alla libera manifestazione del pensiero è smisurata, e non riguarda soltanto il diritto di manifestare le proprie opinioni e convinzioni, ma comprende anche la potenziale influenza che il pensiero manifestato eserciti sulla coscienza e sulla formazione delle opinioni di altre persone.
La manifestazione del pensiero include quindi il diritto alla propaganda delle proprie idee e convinzioni così come il diritto all’informazione e alla cronaca.
Questa libertà però negli anni è stata fraintesa, e progressivamente ci si è allontanati da quel senso di responsabilità di cui la stessa era pervasa.
La libertà infatti porta con sé una responsabilità, la responsabilità di essere leali, di scegliere con cura le parole da usare nella consapevolezza che esse sanno essere la più pericolosa delle armi. Un buon giornalista, infatti, deve sempre verificare la veridicità delle sue affermazioni, non sono ammesse deroghe.
Nell’era in cui la carta stampata ha lasciato il posto ai social e all’informazione di massa, dove le notizie vengono velocemente battute a computer e non si sente più il peso della penna tra le dita, bisognerebbe riflettere con maggiore attenzione sulle modalità con cui abbiamo ottenuto questa libertà, e su cosa possiamo fare per rendere giustizia a chi ci ha permesso di divulgare liberamente il nostro pensiero.
Al contrario, del travisamento di questa libertà ne fa le spese la nostra società e oggi, nella tragicità della pandemia, questo è quantomai evidente.
Qual è il peso della libertà di manifestare il proprio pensiero?
La libertà di manifestazione del pensiero è una delle libertà più ampie previste nel nostro paese, ed è certamente impensabile comprimerla. Questa libertà ci ha permesso conquiste inimmaginabili. Ma fino a dove può arrivare? La liberà non può e non deve separarsi dalla responsabilità, la responsabilità dell’influenza che le informazioni saranno in grado esercitare sugli altri, del condizionamento di chi legge e di chi ascolta.
I nostri padri costituenti, per quanto straordinariamente lungimiranti, non potevano certo immaginare le evoluzioni che avrebbe potuto avere la libertà di stampa rispetto al profitto, al numero di like e all’importanza delle visualizzazioni.
Oggi nel mondo dove le idee non si urlano più nelle piazze, ma si arriva a milioni di utenti con un semplicissimo Tweet, parte della responsabilità necessaria è andata perduta.
Di questi tempi, anche il rapporto con la scienza sembra essersi incrinato. Infatti, non occorre essere neppure un osservatore tanto accorto per notare come parte della stampa si spinge quotidianamente ben oltre le evidenze scientifiche.
Libertà di stampa ed emergenza sanitaria
È dunque necessario riflettere attentamente sul tema.
Oggi il nostro paese combatte un’emergenza sanitaria senza precedenti per l’epoca moderna, lo fa con fatica e difficoltà, a tratti sicuramente anche in maniera discutibile.
In questo scenario però, il principale mezzo di informazione del nostro paese non si pone in maniera neutrale né si schiera al fianco dello Stato, al contrario, di fatto lo combatte indossando la maschera della libertà d’informazione. Troppo spesso, troppo comoda.
Sono certa che i nostri padri costituenti non intendevano questa libertà nel senso di conferire la facoltà di divulgare qualunque notizia di cui si venga sommariamente a conoscenza senza fare le opportune verifiche, in nome del profitto o del numero di articoli che è necessario pubblicare giornalmente.
È sorprendente quanto siano in pochi oggi ad indignarsi per il modo in cui viene costantemente sminuito il lavoro della scienza, di chi ha lavorato giorno e notte nel tentativo di porre fine ad una crisi planetaria che non ha a che fare solo con la malattia, ma molto spesso anche con la fame e la disperazione. La campagna vaccinale procede a rilento e a fatica, purtroppo quasi mai per le evidenze scientifiche. Il mezzo più potente di tutti ha il potere di paralizzarla senza alcuna certezza, ma in nome della libertà.
Libertà è una parola straordinaria, spesso impropriamente accomunata alla leggerezza, ma davvero possiamo equiparare la libertà di divulgare un incerto flirt amoroso di un personaggio famoso alla libertà di divulgare gli ipotetici effetti collaterali di un vaccino? Che effetti può avere una notizia non sufficientemente verificata? forse è una domanda che sarebbe necessario farsi più spesso.
Bisognerebbe riflettere di più su quanto costa fare affermazioni dirompenti che non riescono a restare in piedi più di poche ore. Quando anche l’uomo della strada sa che la notizia pesa molto più della smentita.
È davvero questa l’informazione di cui abbiamo bisogno? è davvero la volontà di fornire ai cittadini notizie utili che muove oggi l’informazione? Oppure, molto probabilmente, si tratta ancora una volta solo di profitto, di quanto tira un titolo di giornale, di quanto intriga l’idea di un complotto, di quanto fanno vendere le fantomatiche cospirazioni delle lobby farmaceutiche?
Ogni giorno sui giornali, nelle televisioni e sui display dei nostri cellulari si avvicendano notizie sconcertanti. Si porta avanti una campagna di terrore, disinformazione e fake news.
Gli effetti? Abbiamo ingegneri che giurano di saper spiegare cos’è l’RNA, e avvocati pronti a tenere intere lezioni volte a chiarire cosa sono le proteine Spike. Qualcuno direbbe ancora una volta libertà, io credo invece che quello che si sta creando non è altro che un esercito di persone terrorizzate e mal informate.
Non credo affatto che la ratio dell’art. 21 sia quella di privare la stampa di qualsivoglia responsabilità, sia solo di carattere morale, rispetto alla veridicità dell’informazioni che divulga.
Sia chiaro, la libertà di stampa salva la democrazia nel mondo ogni giorno, ma questo non basta per sottrarla da ogni forma di responsabilità in nome del profitto. Del resto, una notizia strumentalizzata o distorta non è poi tanto meno grave di una notizia falsa.
Ad ogni modo, credo fermamente che siamo ancora in tempo per svegliare la coscienza civile di qualcuno che, in un momento storico come questo, sta trascurando il peso del lavoro che è chiamato a svolgere. In un momento di disperazione, paura, incertezza e rabbia, l’imperativo che muove l’informazione deve essere la VERITÀ, non il PROFITTO.
Al contrario, quanto ci costa questa libertà?
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